L.I.S.: Lingua dei Segni italiana (Elaborato: Vincenzo Di Stefano)
Succede sempre più spesso di vedere in televisione, nei convegni, all'università un interprete che muovendo le mani traduce le parole in Lingua dei segni oppure dà la voce ad una persona sorda segnante.Quei rapidi movimenti delle mani, i segni, sono una vera e propria lingua, con una grammatica e una sintassi, sia pure diverse da quelle delle lingue vocali.Risalgono alla fine degli anni Cinquanta i primi studi in USA che dimostrarono, grazie alle ricerche di Williain Stokoe, che la Lingua dei segni americana (ASL) aveva le stesse caratteristiche linguistiche delle lingue vocali; mentre in Italia dobbiamo aspettare la fine degli anni Settanta con gli studi di Virginia Volterra sulla Lingua dei segni italiana (LIS).Analogamente a quanto avviene per le lingue vocali, ogni nazione ha una propria lingua dei segni, con ulteriori varietà regionali e addirittura con qualche differenza lessicale nell'ambito della stessa città, dovuta a quanto ancora sopravvive delle diversità linguistiche che ancora c'erano tra i vari istituti per sordi.Così abbiamo la LIS (Lingua dei segni italiana), l'ASL (America Sign language), il BSL (British Sign Language), la LSF (Langue des Signes Frangaise) e così via.E' stato fatto anche un tentativo di creare una lingua dei segni unica, così come avvenne con l'Esperanto, ma senza grande successo; attualmente la lingua dei segni più utilizzata in ambiti internazionali è l'American Sign Language.La fonte più antica sui sordi, che parlano muovendo le mani è un brano di Platone, ma le prime notizie storiche sull'utilizzazione dei segni nell'educazione dei bambini sordi risalgono al Seicento, quando Pedro Ponce de Leon viene chiamato da un nobile castigliano ad educare i suoi tre figli sordi.Celebri furono poi nel Settecento le dimostrazioni che l'abate l'Epée dell'Istituto Statale dei Sordomuti di Parigi faceva pubblicamente sull'efficacia del suo metodo educativo, utilizzando i segni per insegnare ai sordi anche il greco e il latino.Fino ad allora i grandi educatori dei sordi erano stati gelosi dei loro metodi d'insegnarnento.In Italia nel 1784 viene fondato a Roma, in Via Nomentana 56, il primo istituto per sordi.Questo istituto ancora oggi rappresenta un punto di riferimento per la comunità, poiché al suo interno ospita una scuola materna integrata, una scuola elementare speciale, il reparto di Neuropsicologia del Linguaggio e Sordità del CNR, il Gruppo S.I.L.I.S. che organizza corsi di LIS, l'associazione degli Scacchi e degli Anziani.Questo storico istituto dovrebbe diventare un Centro di risorse a livello nazionale, secondo il progetto del Ministero della Pubblica Istruzione, che ha l'obiettivo di non disperdere il grande patrimonio scientifico, culturale e didattico.Tra i grandi educatori italiani ricordiamo tra gli altri Giacomo Carbonieri, su cui sta per essere pubblicata una bellissima monografia ad opera di Renato Pigliacampo.Molte notizie preziose sulla storia e sull'educazione dei sordi sono state diffuse dalla mostra I segni come parole,che si è tenuta a Genova e a Roma nel 1998, organizzata dall'Istituto di Psicologia dei CNR, dall'Ente Nazionale Sordomuti e dall'Istituto Statale dei Sordomuti di Roma e in parte finanziata dal M.U.R.S.T..Film come Nel paese dei sordi, Marianna Ucria, Addio Mister Holland e il più famoso Figli di un Dio minore,insieme a libri come Vedo voci di Oliver Sachs e Il volo del gabbiano di Emanuelle Laborit hanno senz'altro contribuito ad avvicinare il grande pubblico alla Lingua dei segni dei sordi.Il Parlamento europeo ha addirittura votato una risoluzione con cui raccomanda agli Stati membri di inserire la Lingua dei segni in tutti i settori sociali, compresa la scuola.Ma già da tempo da parte di genitori, insegnanti, logopedisti, operatori c'è interesse per questa modalità comunicativa che indubbiamente rende più semplice, più veloce e soprattutto più completa la trasmissione delleconoscenze culturali.Non a caso molti di loro si iscrivono ai corsi di Lingua dei segni a pagamento.
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1 commento:
Ho voluto inserire questa scheda sulla LIS perchè è un argomento che mi sembra oltre che interessante anche d'attualità, dato che ogni giorno in televisione c'è almeno un'edizione del telegiornale che utilizza appunto la LIS. Sarebbe molto importante comunque che si arrivasse a creare un'unica lingua dei segni in modo da dare un segnale forte ai fini dell'integrazione, permettendo a tutti di utilizzare lo stesso linguaggio. E' come quando noi ci rechiamo in un paese estero e non riusciamo a comunicare perchè il linguaggio è diverso.
Ciao a tutti da Vincenzo Distefano matr R10154
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