venerdì 31 agosto 2007

Metodo Feuerstein

Il metodo Feuerstein (Elaborato: Maria Spoto)

Quello di Feuerstein è un approccio sistematico e basato sulla teoria della Modificabilità Cognitiva. Tutti i metodi di insegnamento si basano in un modo più o meno esplicito sull'ipotesi di modificabilità dell'intelligenza umana: ha senso insegnare qualcosa solo se è possibile alterare opportunamente le capacità di ragionamento di un individuo. A qualsiasi età e in qualsiasi condizione fisica o psicologica, è possibile plasmare le proprie abilità cognitive e migliorare la qualità dell'interazione con l'ambiente, come Feuerstein stesso e le sue scuole disseminate in tutto il mondo hanno dimostrato operando su centinaia di casi apparentemente "disperati". A partire dai primi studi sugli adolescenti provenienti dai paesi del Nord Africa, che risalgono agli anni cinquanta, Feuerstein e i suoi collaboratori elaborarono un sistema di valutazione del potenziale di apprendimento (L.P.A.D.) e un programma di arricchimento strumentale (P.A.S.), alternando continuamente riflessione teorica, osservazione clinica e attività pratica per l’applicazione degli strumenti e per la formazione di docenti, consulenti e supervisori. La modificazione dell'individuo passa attraverso la mediazione, che può essere esperta o meno: una madre esercita l'azione mediatrice sul bambino fin dalla nascita, sceglie gli stimoli adatti e li interpreta, li fa uscire dal contesto concreto, li trasforma in significati, in valori. Un mediatore esperto non fa altro che applicare gli stessi principi della mediazione in maniera consapevole, disponendo tra l'altro di uno strumento cartaceo, il P.A.S. (Programma di Arricchimento Strumentale), un contesto strutturato alternativo agli stimoli ambientali e ai contenuti scolastici.
Feuerstein riduce tutti i casi di mancata efficacia dell'azione formativa alla carenza di esperienze di apprendimento mediato, superando tutti i particolari casi di deficit ambientali o genetici di ciascun individuo.
Per l'applicazione corretta del metodo bisogna rispettare rigorosamente tre vincoli:
- il tempo di esposizione ad esperienze di apprendimento mediato deve essere sufficientemente lungo;
- il formatore deve applicare correttamente il metodo;
- deve esistere un contesto adeguato che riponga fiducia e interesse nell'intervento, sia pronto a recepire le aspettative create nel rapporto allievo-mediatore e a riconoscere e valorizzare i cambiamenti ottenuti nell'allievo.

Cos’è il P.A.S.
E’ un programma di educazione cognitiva elaborato a partire dagli anni Cinquanta; successivamente è stato utilizzato con successo in settanta Paesi (e tradotto in 16 lingue) come strumento per l'accrescimento del potenziale di apprendimento in individui svantaggiati o provenienti da ambienti ad alto rischio. I materiali del PAS sono organizzati in 14 eserciziari detti Strumenti, che comprendono esercizi carta-matita focalizzati su specifiche aree cognitive, come la percezione analitica, l'orientamento nello spazio e nel tempo, il comportamento comparativo, la classificazione, ecc. In questi ultimi anni l'eserciziario che compone il Programma di Arricchimento Strumentale si è arricchito di nuovi Strumenti (PAS Basic), destinati a bambini in età prescolare, o a soggetti in cui le funzioni cognitive di base siano inadeguate, immature, o fortemente compromesse.
Risolvere gli esercizi del PAS non è mai una questione di apprendimento meccanico o la semplice riproduzione di un'abilità appresa: si tratta di applicare regole, principi o strategie in esercizi diversi. Così il PAS rinforza sistematicamente le funzioni cognitive che mettono in grado i discenti di definire problemi, operare connessioni e cogliere relazioni, motivare se stessi e migliorare il proprio metodo di lavoro. In altre parole di pensare in modo efficace.
Deliberatamente privi di specifici riferimenti a materie scolastiche, gli esercizi si propongono di essere così prontamente trasferibili a tutte le situazioni di vita: in questo modo i discenti sviluppano l'abilità di applicare le loro funzioni cognitive a ogni problema o situazione che richieda ragionamento.

Cos’è l’L.P.A.D.
L'L.P.A.D., Batteria per la valutazione del potenziale di apprendimento, propone un approccio dinamico alla valutazione. L'L.P.A.D. è stato concepito in modo tale da opporsi radicalmente agli insegnamenti metodologici degli psicometristi. Questi ultimi si propongono di solito di testare in un momento dato il livello di funzioni che sono considerate come caratteristiche stabili e immutabili. Con l'L.P.A.D. ci si propone invece di valutare la modificabilità di queste stesse funzioni: l’L.P.A.D. non insegna a fare qualcosa, ma valuta se il soggetto è modificabile, se è cambiato, come si è verificato il cambiamento nel corso della relazione con il valutatore, e interpreta il funzionamento del soggetto in funzione del cambiamento.
Nel corso della somministrazione, l'esaminatore ricava indicazioni grazie alle quali può osservare, con tutto il rigore richiesto, la malleabilità e la plasticità dell'una o dell'altra funzione, la grande mobilitazione necessaria a produrre una modificazione. Queste indicazioni costituiscono un quadro di riferimento che permette di elaborare inferenze sul livello di apprendimento del soggetto.
L'L.P.A.D. distingue tre fasi, cioè tre livelli di inferenza, che si attuano in tre momenti procedurali
1. PRE-TEST - Si misura, per mezzo della somministrazione di test, il livello di funzionamento manifesto.
2. MEDIAZIONE-DI-APPRENDIMENTO - Si esplorano le condizioni alle quali si è ottenuto il livello di funzionamento manifesto.
3. POST-TEST - Si valuta la modificabilità propriamente detta.

Chi è Feuerstein
Docente di Psicologia dell’Educazione presso l’Università di Bar Ilan di Tel Aviv e adjunct professor presso il George Peabody College della Vanderbilt University di Nashville (Tennessee), Reuven Feuerstein dirige oggi in Israele il Centro di Ricerca per lo Sviluppo del Potenziale di Apprendimento (I.C.E.L.P.). La sua attenzione ai problemi dell’apprendimento ha origini molto lontane, che si possono far risalire addirittura alla sua infanzia, quando a soli otto anni, insegnava l’ebraico ai bambini della comunità rumena di cui faceva parte. Quando la Romania fu occupata fu internato in un campo di concentramento. Ritornato a Bucarest, intraprese una lunga carriera di studi che si concluse con il dottorato in psicologia presso la Sorbona nel 1970. Accostatosi agli studi di psicologia sotto la suggestione della scuola viennese, approfondì in seguito lo studio dei processi cognitivi sotto la guida di Jean Piaget, nel momento in cui fu costretto a trasferirsi temporaneamente in Svizzera per curare la tubercolosi che aveva contratto lavorando con i bambini reduci da Auschwitz. A contatto con bambini adolescenti di cui tutto si poteva pensare tranne che avessero goduto di condizioni di vita - e quindi di occasione di apprendimento - paragonabili a quelle dei bambini normali, prese corpo la prima formulazione della teoria della Modificabilità Cognitiva Strutturale. Quale forza - Feuerstein si chiese - permetteva a bambini e adolescenti segnati da esperienze così tragiche, di dimenticare il dramma, di credere di nuovo nella giustizia, di provare una forte motivazione all’apprendimento? Come potevano quei bambini tornare a una vita di giochi, di gioia e di studio? Solo un’intrinseca capacità di modificazione rende possibili questi incredibili cambiamenti. Di fronte a quei ragazzi in cui era possibile cogliere la modificabilità umana in atto, egli maturò la convinzione che l’uomo è in grado di automodificarsi in modo molto più significativo di quanto comunemente si creda.

2 commenti:

Vincenzo ha detto...

LIS
Cari colleghi allego qualcosa che mi è sembrata interessante sulla LIS con l'obiettivo di poter approfondire i laboratori trattati a SiracusA.
La Lis, Lingua dei segni italiana
Succede sempre più spesso di vedere in televisione, nei convegni, all'università un interprete che muovendo le mani
traduce le parole in Lingua dei segni oppure dà la voce ad una persona sorda segnante.
Quei rapidi movimenti delle mani, i segni, sono una vera e propria lingua, con una grammatica e una sintassi, sia pure diverse da quelle delle lingue vocali.
Risalgono alla fine degli anni Cinquanta i primi studi in USA che dimostrarono, grazie alle ricerche di Williain Stokoe, che la Lingua dei segni americana (ASL) aveva le stesse caratteristiche linguistiche delle lingue vocali;
mentre in Italia dobbiamo aspettare la fine degli anni Settanta con gli studi di Virginia Volterra sulla Lingua dei segni italiana (LIS).
Analogamente a quanto avviene per le lingue vocali, ogni nazione ha una propria lingua dei segni, con ulteriori varietà regionali e addirittura con qualche differenza lessicale nell'ambito della stessa città, dovuta a quanto ancora
sopravvive delle diversità linguistiche che ancora c'erano tra i vari istituti per sordi.
Così abbiamo la LIS (Lingua dei segni italiana), l'ASL (America Sign language), il BSL (British Sign Language), la LSF (Langue des Signes Frangaise) e così via.
E' stato fatto anche un tentativo di creare una lingua dei segni unica, così come avvenne con l'Esperanto, ma senza grande successo;
attualmente la lingua dei segni più utilizzata in ambiti internazionali è l'American Sign Language.
La fonte più antica sui sordi, che parlano muovendo le mani è un brano di Platone, ma le prime notizie storiche sull'utilizzazione dei segni nell'educazione dei bambini sordi risalgono al Seicento, quando Pedro Ponce de Leon
viene chiamato da un nobile castigliano ad educare i suoi tre figli sordi.
Celebri furono poi nel Settecento le dimostrazioni che l'abate l'Epée dell'Istituto Statale dei Sordomuti di Parigi faceva pubblicamente sull'efficacia del suo metodo educativo, utilizzando i segni per insegnare ai sordi anche il greco e il latino.
Fino ad allora i grandi educatori dei sordi erano stati gelosi dei loro metodi d'insegnarnento.
In Italia nel 1784 viene fondato a Roma, in Via Nomentana 56, il primo istituto per sordi.
Questo istituto ancora oggi rappresenta un punto di riferimento per la comunità, poiché al suo interno ospita una
scuola materna integrata, una scuola elementare speciale, il reparto di Neuropsicologia del Linguaggio e Sordità del
CNR, il Gruppo S.I.L.I.S. che organizza corsi di LIS, l'associazione degli Scacchi e degli Anziani.
Questo storico istituto dovrebbe diventare un Centro di risorse a livello nazionale, secondo il progetto del Ministero
della Pubblica Istruzione, che ha l'obiettivo di non disperdere il grande patrimonio scientifico, culturale e didattico.
Tra i grandi educatori italiani ricordiamo tra gli altri Giacomo Carbonieri, su cui sta per essere pubblicata una bellissima monografia ad opera di Renato Pigliacampo.
Molte notizie preziose sulla storia e sull'educazione dei sordi sono state diffuse dalla mostra I segni come parole,che si è tenuta a Genova e a Roma nel 1998, organizzata dall'Istituto di Psicologia dei CNR, dall'Ente Nazionale Sordomuti e dall'Istituto Statale dei Sordomuti di Roma e in parte finanziata dal M.U.R.S.T..
Film come Nel paese dei sordi, Marianna Ucria, Addio Mister Holland e il più famoso Figli di un Dio minore,insieme a libri come Vedo voci di Oliver Sachs e Il volo del gabbiano di Emanuelle Laborit hanno senz'altro
contribuito ad avvicinare il grande pubblico alla Lingua dei segni dei sordi.
Il Parlamento europeo ha addirittura votato una risoluzione con cui raccomanda agli Stati membri di inserire la Lingua dei segni in tutti i settori sociali, compresa la scuola.
Ma già da tempo da parte di genitori, insegnanti, logopedisti, operatori c'è interesse per questa modalità comunicativa che indubbiamente rende più semplice, più veloce e soprattutto più completa la trasmissione delle
conoscenze culturali.
Non a caso molti di loro si iscrivono ai corsi di Lingua dei segni a pagamento.
UN SALUTO A TUTTI DA VINCENZO DISTEFANO.

M. ha detto...

Il metodo Feuerstein non limita il suo sguardo alla situazione specifica di un individuo traendone, a priori, considerazioni riguardo alla sua applicabilità o meno a seconda del deficit, ma con uno sguardo molto aperto vede l’individuo nella sua integrità (deficit compresi, ma non a partire da questi) e guarda alla sua neotenia, dando fondamentale importanza alla relazione di mediazione (apprendimento mediato) grazie alla quale si induce poi la modificazione cognitiva. Il mediatore non è colui che dà risposte, ma colui che indirizza, che dà l’orientamento per sfruttare al meglio le abilità possedute e gli stili cognitivi propri di ognuno, è colui che, grazie alla sua azione, induce alla consapevolezza metacognitiva del proprio modo di apprendere, allo scopo di indurre all’uso autonomo del pensiero.
Il breve esercizio svolto a Siracusa riguardava un esercizio carta-matita focalizzato su una specifica area cognitiva: la percezione analitica. Dopo una attenta osservazione analitica per un tempo di durata predeterminata, bisognava riportare su un foglio di carta ciò che si ricordava del disegno proposto: un insieme di segni che creavano un intero privo di significato, ma che, se scorporati dall’insieme e associati a forme note assumevano significati diventando più facilmente memorizzabili. Attraverso la mediazione di forme note o attraverso l’associazione con particolari significati, si innesca dunque un meccanismo di facile memorizzazione di segni. Il programma di arricchimento strumentale, attraverso lo svolgimento di esercizi focalizzati su specifiche aree cognitive consentono un recupero (ovviamente in misure differenti per ognuno) in soggetti in cui le funzioni cognitive di base siano inadeguate, immature, o fortemente compromesse: risolvere gli esercizi del PAS non è una questione di apprendimento meccanico quanto piuttosto di applicazione di regole, principi o strategie.
Maria Spoto matr.10040