sabato 1 settembre 2007

Mediatori didattici

I mediatori didattici (Elaborato: Francesca Cravotta)
La finalità della scuola dell'autonomia è far conseguire il successo formativo ad ogni alunno. Secondo l'impostazione scolastica tradizionale, l'insegnante doveva essere responsabile esclusivamente della propria disciplina, che gestiva restando chiuso e isolato nel suo sapere. Egli, inoltre, doveva essere immagine di autoritarismo, utilizzando l' ”arma” della valutazione come strumento per ottenere rispetto e come espressione del suo giudizio. La scuola dell'autonomia richiede oggi al docente di essere professionista, in quanto operatore socio- culturale, che svolge ruoli di mediazione culturale, di socializzazione, di promozione di processi (tra cui l'apprendimento), di valutazione, di orientamento. L’insegnante ricorre ai mediatori ed è egli stesso il primo mediatore didattico, sia attraverso la sua parola sia attraverso tutti i tratti caratterizzanti la sua comunicazione, anche quelli non verbali. Bruner fa notare come sia importante non solo il fatto che un insegnante conosca bene i contenuti della sua comunicazione, ma disponga anche di metodi efficaci, e allarga il campo dei ‘mediatori’ (oltre alla parola o ai mediatori ‘simbolici’ ci sono anche quelli ‘iconici’ e quelli ‘attivi’), ma ritiene che il linguaggio dell’educatore sia soprattutto caratterizzato dal personale rapporto che lega l’insegnante ai contenuti del suo insegnamento. Se un insegnante è appassionato, saprà probabilmente appassionare i suoi alunni, saprà comunicare loro il suo personale stupore. In ogni caso, un insegnante efficace ritiene di integrare la propria comunicazione proprio ricorrendo anche a mediatori diversi. L’importanza del ricorso a svariati mediatori è oggi rafforzata dalle teorie sulla pluralità delle intelligenze. Come è stato ampiamente dimostrato, in particolare dai lavori di H. Gardner, tutti noi disponiamo di numerose forme di intelligenza, che non sviluppiamo allo stesso modo. Nella scuola prevale la stimolazione dell’intelligenza verbale, ma sarebbe più produttivo per tutti, e per qualcuno particolarmente utile, se alla parola di affiancassero altre modalità, capaci di stimolare le diverse forme di intelligenze.L'insegnante, inoltre, deve essere in grado di attivare diversi canali di comunicazione, in modo da coinvolgere tutti gli alunni e da stimolarne la partecipazione al processo di apprendimento. A tale scopo la metodologia didattica deve comprendere il maggior numero possibile di tecniche, al fine di rendere vario, flessibile, ricco ed efficace l'insegnamento. L'impiego di strumenti tecnologici, ad esempio, consente di fare dell'allievo il protagonista del suo sapere; egli, in questo modo, secondo la modalità d'uso interattiva che caratterizza questo genere di strumenti, può scegliere liberamente il percorso a lui più consono. Inoltre è possibile con tali mezzi adeguarsi ai tempi utili per l'apprendimento di ciascuno, in quanto essi rendono possibile la ripetizione e quindi la chiarificazione dei concetti. Altro grande vantaggio di questi particolari tipi di strumenti è la possibilità di autovalutazione da parte dell'utente, che viene corretto in maniera “indolore”, imparando dagli errori. Essi non sono vissuti come motivo di mortificazione o di abbattimento psicologico, ma come occasione di riflessione al fine di comprenderne la causa e di evitarne la ripetizione. L'aspetto ludico – motivazionale connesso a questo utilizzo è anche da rilevare. L'alunno, infatti, vive la prova come sfida e, in caso di insuccesso, è spinto a rivedere i contenuti per migliorare il risultato. L'uso dell'ipertesto, infine, come strategia di apprendimento, è anche particolarmente utile durante le lezioni, perché consente l'apprendimento cooperativo da parte degli alunni, il tutoring, i lavori di gruppo; permette inoltre di collegare e consolidare le conoscenze, oltre che di aumentare la motivazione. Un'altra tecnica utile per l'insegnamento è il problem solving: il contenuto viene proposto sotto forma di problematizzazione , affinché diventi motivo di riflessione e di conquista autonoma da parte dell'alunno. Oltre alla conoscenza di differenti tecniche utili all'insegnamento, occorre che il docente sappia variarne anche, a seconda delle situazioni, gli stili, scegliendo di volta in volta diversi mediatori: attivi (attraverso visite guidate, esplorazione su campo), simbolici (con l'uso e la manipolazione del linguaggio), iconici (da impiegare soprattutto nel metodo di studio, per stimolare l'analisi degli oggetti visualizzati), analogici (come i giochi di simulazione), tecnologici (che racchiudono in sé tutti gli altri tipi di mediatori). Considerando il fatto che attualmente il sapere non è più contenibile e che quindi il docente non può esserne detentore, occorre fornire ai ragazzi metodi di fruizione culturale e strumenti che li rendano autonomi nella ricerca e nell'acquisizione di nuove conoscenze. L'insegnante deve mettere il suo sapere a disposizione dell'allievo, perché diventi punto di partenza per un ulteriore arricchimento culturale e autonomo da parte dello studente. Anche in questo caso è particolarmente utile la multimedialità, per esempio insegnando come si fa una ricerca utilizzando i motori di iricerca. Per rendere efficace il proprio metodo di insegnamento occorre che il docente si metta continuamente in discussione, riflettendo sui propri stili di insegnamento (metadidattica), chiedendosi il perché di eventuali insuccessi scolastici, del disinteresse o della scarsa partecipazione degli alunni; deve sapersi autovalutare, osservando continuamente gli effetti e le reazioni dei ragazzi al proprio metodo di insegnamento. Il nuovo docente deve entrare nel mondo degli adolescenti, analizzando e comprendendo le loro problematiche e le loro caratteristiche, attraverso un ascolto attivo.


Il ruolo dell'insegnante di sostegno (Elaborato Vincenzo Di Stefano)
Continuando il discorso di Francesca sui mediatori didattici, vorrei sottolineare ancora una volta la delicatezza e l'importanza del ruolo dell'insegnante e soprattutto dell'insegnante di sostegno che deve essere in grado di conoscere in maniera globale l'alunno e la sua situazione e le sue difficoltà e intervenire come fa il chirurgo con il bisturi, quindi un intervento preciso e nello stesso tempo delicato. Il primo mediatore è quindi l'insegnante che deve utilizzare tutta la sua professionalità per favorire l'apprendimento degli alunni. L'insegnante deve cercare inoltre di adattare i propri stili a quelli degli alunni per cercare di ottenere da loro il massimo risultato. Infine volevo dare rilievo al dialogo, che secondo me è fondamentale nel processo di insegnamento e apprendimento perchè permette un'apertura e una conoscenza che sarà utile per il successo del progetto di vita degli alunni.
L’insegnante come mediatore (Elaborato: Mattia Testa)
Feuerstein sostiene che la mediazione è la capacità di rendere accessibile attraverso una facilitazione un compito che altrimenti non potrebbe essere affrontato: questa facilitazione avviene attraverso la presenza di un mediatore.Il mediatore si interpone tra il soggetto e la realtà interpretandola e dando modo agli allievi di apprendere.L’insegnante mediatore offre agli allievi la possibilità di imparare a interpretare, organizzare e strutturare le informazioni provenienti dall’ambiente. Il mediatore non elimina le difficoltà ma propone difficoltà graduate, esplicita gli obiettivi, cerca di indurre autonomia negli apprendimenti stimolando il superamento degli ostacoli.Credo che ciò voglia significare che è proprio all’interno di una azione di mediazione che si può costruire, creare un contesto nel quale le persone e le loro idee si evolvono continuamente, si modificano, si incontrano, interagiscono. Il ruolo di mediatore del docente si interpone tra lo stimolo e la risposta. Si crea una relazione attraverso la quale il docente si pone in un ascolto continuo delle esigenze dell’allievo e stimola in lui l’attivazione di schemi elaborativi attraverso la quale poi orienta l’attività cognitiva dell’allievo determinando un cambiamento che porti ad un apprendimento costruttivo e non nozionistico.La funzione dell’insegnante di sostegno quale mediatore è dunque quella di garantire che tutte le informazioni che giungono al soggetto disabile diventino materiale di conoscenza e comprensione grazie all’attivazione in lui di schemi elaborativi di natura organizzativa ed interpretativa.Perciò l’insegnante di sostegno è chiamato a “tras-formare” il saper da insegnare affinché sia possibile apprenderlo. Strutture, concetti, contenuti vengono tradotti e rielaborati secondo il livello di sviluppo del discendente.Un buon mediatore crea un ambiente favorevole alla relazione “nell’ambito scolastico tra i mediatori più significativi ed incisivi sull’allievo sono proprio il clima e il tono educativi, creati dalla qualità dei rapporti interpersonali” (prof. Larocca).

1 commento:

Anonimo ha detto...

Segnaliamo che sul nostro blog abbiamo inserito un articolo sulla multimedialita' nella didattica delle scienze nella scuola secondaria inferiore, scritto direttamente da un insegnante.